martedì 25 giugno 2013

Riecco l’ammazzablog in una proposta di legge

Riecco l’ammazzablog in una proposta di legge: Spunta da un'altra proposta la norma ammazzablog sull'obbligo di rettifica. Dietro la questione diffamazione la stessa logica e pene più severe.

mercoledì 19 giugno 2013

Le aziende IT coinvolte nel 'datagate' vogliono parlare

Le aziende IT coinvolte nel 'datagate' vogliono parlare: Mentre il 'datagate' americano continua, con promesse di ulteriori rivelazioni da parte di Edward Snowden, nel centro del mirino sono inevitabilmente finiti i 'big player' dell'IT e dei social network, cui l'intelligence americana si è rivolta per ottenere informazioni sui cittadini-utenti.
Così, secondo quanto riporta in queste ore Wall Street Journal, si cerca di prendere le distanze in una sorta di operazione trasparenza non semplice da interpretare. Soprattutto perché permangono alcuni vincoli nel rendere pubbliche certe tipologie di richieste (vedere il nostro articolo USA: dati degli utenti spiati sui server dei provider?).

Facebook nei giorni scorsi ha ammesso di aver ricevuto dalle 9.000 alle 10.000 richieste da tutti gli enti e le agenzie americane nella seconda metà del 2012, Microsoft tra le 6.000 e le 7.000 ed Apple sostiene di aver ricevuto nel periodo dicembre-maggio tra le 4.000 e le 5.000 richieste nelle quali si citavano tra i 9.000 e i 10.000 account o dispositivi.

Facebook ha altresì spiegato che le richieste riguardavano i dati relativi a 18-19.000 utenti individuali su oltre un miliardo di utenti attivi mensilmente.

domenica 9 giugno 2013

Scandalo USA: FBI e NSA hanno accesso diretto ai server di Google, Facebook, Yahoo! e Apple

Scandalo USA: FBI e NSA hanno accesso diretto ai server di Google, Facebook, Yahoo! e Apple:

Il Washington Post ha svelato i particolari di un segretissimo progetto del Governo statunitense che avrebbe permesso agli USA di accedere ai server dei grandi colossi del web come Google, Apple e Facebook.
L’amministrazione Obama è stata investita in queste ore da quello che è senza ombra di dubbio il più grande scandalo dalla prima elezione del Presidente Barack Obama, già ribattezzato dalla stampa locale il watergate democratico. Al centro di tutto c’è il Programma PRISM, un segretissimo programma governativo non ufficiale di controllo sociale ai fini di sicurezza nazionale.
Dopo le rivelazioni del Guardian a proposito dei forniti da Verizon alla National Security Agency, a rincarare la dose ci ha pensato il Washington Post, che svela i dettagli di questo Programma Prism da 20 milioni di dollari che fatto precipitare in poche ore la credibilità di Obama. Secondo il quotidiano americano, il governo statunitense avrebbe accesso diretto ai server di giganti del web come Google, Facebook, Microsoft, Yahoo! e Apple.

Il governo conferma (in parte)

Lo scandalo è esploso, in poche ore la notizia è rimbalzata da una parte all’altra del Mondo, tanto da costringere il governo statunitense a intervenire immediatamente sulla questione. Il Programma PRISM, fanno sapere, esiste davvero: le informazioni relative ai cittadini trasmesse all’FBI, però, riguarderebbero soltanto i cittadini non americani o che vivono fuori dagli Stati Uniti. Questo, ammettono, sarebbe servito per tutelare la sicurezza nazionale da nemici esterni.
Anche James Clapper, direttore della Nsa, ha precisato che le inchiesta pubblicate dal Guardian e Washington Post contengono moltissime imprecisioni. E precisa:
Tutte le informazioni raccolte nell’ambito di questo programma sono tra le informazioni di intelligence più importanti mai raccolte. Sono state usate per proteggere la nostra nazione da una gran quantità di minacce.
Della serie “abbiamo spiato i cittadini ma l’abbiamo fatto per il bene comune“.

La aziende negano

Tra le aziende coinvolte nello scandalo ci sono i colossi di internet come Google e Apple. A poche ore dall’ammissione dell’esistenza del programma PRISM, arrivano le prima dichiarazioni dei diretti interessati. Google nega fermamente ogni coinvolgimento:
di tanto in tanto alcuni sostengono che abbiamo creato una porta per il governo nel nostro sistema, ma Google non ha alcuna porta per il governo per accedere ai dati degli utenti.
Anche Apple non è da meno, e precisa:
Non siamo a conoscenza di nessun PRISM. Apple non fornisce dati ad alcuna agenzia governativa con modalità di accesso diretto, ma solo ed unicamente dietro l’ordine di un tribunale.
La portata di questo scandalo è destinata a crescere col passare delle ore, non mancheremo di aggiornarvi non appena ci saranno novità di rilievo.
Foto | Washington Post




Google Reader chiude: ecco perché

Google Reader chiude: ecco perché:

Google ha spiegato il motivo per cui chiuderà presto il suo servizio Reader: colpa dei tempi che cambiano.
Google Reader chiuderà il prossimo 1 luglio: la notizia, già nota da tempo, è stata metabolizzata ormai dalla maggior parte di noi, anche se in giro per Internet c’è chi ancora spera in una marcia indietro da parte di Google, che dal canto suo non aggiornava il proprio lettore di feed RSS ormai da tempo.
Se l’annuncio della chiusura di Google Reader risale ormai a diverso tempo fa, finora erano oscuri i motivi che hanno portato l’azienda di Mountain View a prendere questa decisione, spiegati oggi in un’intervista realizzata da Wired a Richard Gingras, Senior Director, News & Social Products di Google. Ecco le sue parole:
“La nostra cultura è cambiata verso un modo di leggere notizie diventato un processo quasi costante. Gli utenti con smartphone e tablet leggono news a piccoli bocconi durante l’intero giorno - rimpiazzando il vecchio comportamento standard di lettura delle news a colazione o come relax a fine giornata.”
Secondo Google, quindi, i lettori di feed RSS in generale rappresenterebbero questo “vecchio” modello di lettere le notizie, rimpiazzato dalla possibilità offerta dai dispositivi mobile connessi alla rete di accedere alle notizie in qualsiasi momento del giorno, contrariamente a quanto accadeva fino a qualche anno fa.
I fedelissimi di Google Reader dovranno quindi mettersi il cuore in pace e lanciarsi alla ricerca di un’alternativa, tutt’altro che banale viste le caratteristiche del servizio destinato a morire nel giro di poche settimane. Gli sforzi di Google si concentreranno per le news su Google+ e Google Now, tentando di abbracciare questo “nuovo modello” che Larry Page e i suoi vedono nel modo di leggere le notizie.
Google Reader chiude: ecco perché é stato pubblicato su Downloadblog.it alle 10:32 di venerdì 07 giugno 2013. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.




Social network, aumentano spam virus e malware nel primo trimestre 2013

Social network, aumentano spam virus e malware nel primo trimestre 2013:
virus Social networkMcAfee ha rilasciato dei dati sconcertati sui social network: l’ultimo report su Facebook e Twitter fa registrare un aumento vertiginoso di malware, virus e spam nel primo trimestre 2013; una certa preoccupazione desta il worm Koobface, che, in netta risalita rispetto al 2012, rimanda gli utenti a finte pagine di anti-virus, cercando di rubare anche dati più sensibili negli stadi avanzati dell’infezione.
La situazione non è affatto positiva, se considerate che il numero di campioni Koobface è pari al triplo del trimestre precedente: su Facebook e Twitter continuano ad aumentare le vittime e tutto questo, nonostante si tratti dei social network più seguiti in tutto il mondo.
Sul fronte “spam” la situazione non è meno allarmante: dopo tre anni di stasi, si è registrato un netto aumento delle e-mail infette; in Nord America, per esempio, le campagne pump and dump hanno causato problemi a migliaia e migliaia di utenti, potenziali investitori nei giochi in borsa.
E che dire delle minacce avanzate e persistenti? Il report ha messo in evidenza che sono aumentate del 30% e che sono parecchi i casi di trojan password-stealing riscritti completamente per l’acquisizione di informazioni su persone che non hanno nulla a che vedere con servizi finanziari:
I criminali informatici hanno ormai compreso bene che le informazioni personali e i dati sensibili aziendali sono la valuta all’interno dell’economia degli hacker - ha dichiarato Vincent Weafer, vice presidente di McAfee Labs - Il ritorno di Koobface ci ricorda che i social network continuano a rappresentare una notevole opportunità per intercettare le informazioni personali. Se ci spostiamo all’interno delle imprese, vediamo come i trojan password-stealing vengano manomessi per diventare strumenti di raccolta di informazioni per veri e propri attacchi di cyber-spionaggio. Sia che siano indirizzati a carpire le credenziali di accesso a un conto corrente, o la proprietà intellettuale e segreti aziendali, gli attacchi mirati stanno raggiungendo nuovi livelli di sofisticazione“.
Quale sarà la risposta dei social network?
Via | McAfee